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Friday, February 27, 2009

Atti di Munazio Felice Flamine Perpetuo (Gesta apud Zenophilum, 18‑19)

Ottavo consolato di Diocleziano e settimo di Massimiano, giorno quattordicesimo prima delle calende di giugno (18 maggio 303).
Dagli atti di Munazio Felice, flamine perpetuo, amministratore della colonia di Cirta.

Appena giunsero alla casa in cui si riunivano i cristiani (ad domum in qua christiani conveniebant), il flamine perpetuo Felice, amministratore della colonia, disse al vescovo Paolo: «Consegnate tutte le Scritture della [vostra] legge (scripturas legis) e tutte le altre cose che avete, come vi è stato ordinato, al fine di obbedire al comando imperiale».
Il vescovo Paolo rispose: «Le Scritture sono in mano ai lettori, ma noi siamo pronti a consegnarvi tutto quello che abbiamo qui».
L'amministratore Felice, flamine perpetuo, ordinò al vescovo Paolo: «Mostrami i lettori o manda a chiamarli».
Rispose il vescovo: «Li conoscete tutti».
Ribatté l'amministratore Felice: «Non li conosciamo!»
Insistette il vescovo Paolo: «Li conoscono i pubblici impiegati, intendo dire gli scrivani Edusio e Giunio».
Disse allora l'amministratore Felice: «Ferma restando la questione dei lettori, che gli scrivani avranno il compito di ricercare, consegnate intanto voi tutto quello che avete».

Mentre il vescovo Paolo sedeva, con i presbiteri Montano, Vittore, Deusatelio e Memorio, in piedi stando i diaconi Marte ed Elio, i suddiaconi Marcuclio, Catullino, Silvano e Caroso, i fossori Gennario, Meraclo, Fruttuoso, Miggine, Saturnino, Vittore e altri, di fronte a loro Vittore, figlio di Aufidio, redasse il seguente inventario: due calici d'oro, sei d'argento, sei orcioli d'argento, un piccolo caldaio d'argento, sette lucerne d'argento, due grandi candelabri, sette piccoli candelieri con le loro lucerne, undici lucerne di bronzo con le loro catene, ottantadue tuniche da donna, trentotto veli, sedici tuniche da uomo, tredici paia di calzature da uomo, quarantasette da donna, diciotto funi rustiche.

L'amministratore Felice ordinò ai fossori [in realtà suddiaconi - vedi sopra] Marcuclio, Silvano e Caroso: «Consegnate tutto quello che avete».
Silvano e Caroso risposero: «Quello che era qui lo abbiamo tirato fuori tutto».
Il flamine Felice, amministratore dello stato, rispose a Marcuclio, Silvano e Caroso: «La vostra risposta viene trascritta negli atti».

Dopo che i perquisitori si recarono nelle stanze della biblioteca (in bibliothecis) e trovarono gli armadi vuoti, Silvano recò un cofano d'argento e una lucerna, pure d'argento, dicendo di averli trovati dietro un orcio.
Vittore, figlio di Aufidio, disse a Silvano: «Saresti morto, se non li avessi trovati!»
Il flamine Felice disse a Silvano: «Cerca bene, se per caso c’è rimasta qualche cosa».
Rispose Silvano: «Non c’è rimasto niente, abbiamo tirato fuori tutto».

Quando fu aperta la stanza dei banchetti (triclinium), vi furono trovate tre botti e tre orci.
Felice, flamine perpetuo e amministratore dello stato, disse quindi: «Consegnate le Scritture che avete, affinché possiamo soddisfare ai precetti e agli ordini dei sovrani».
Catullino recò un solo codice, molto grande (codicem unum pernimium maiorem). L'amministratore Felice domandò: «Perché avete consegnato un solo codice?»
Catullino e Marcuclio risposero: «Non ne abbiamo di più, perché siamo suddiaconi, ma sono i lettori che tengono i codici».
Il flamine perpetuo Felice, procuratore statale, disse a Catullino e Marcuclio: «Fateci trovare i lettori!»
Catullino e Marcuclio risposero: «Non sappiamo dove siano».
Insistette il flamine Felice: «Se non sapete dove siano, diteci i loro nomi!»
Risposero i due cristiani: «Non siamo traditori. Siamo in tua presenza. Dai ordine di farci uccidere».
Felice allora ordinò: «Siano arrestati!»

Quando giunsero alla casa di Eugenio, l'amministratore Felice, rivolto a lui, gli disse: «Consegnami le Scritture che hai, in conformità con l'editto».
Eugenio gli presentò quattro codici.

Rivolto a Silvano e a Caroso, Felice ordinò: «Scoprite gli altri lettori!»
Silvano e Caroso risposero: «Lo ha già detto il vescovo che gli scrivani Edusio e Giunio li conoscono tutti. Siano loro a indicarti le case dei lettori!»

Gli scrivani Edusio e Giunio dissero: «Siamo pronti a indicarteli, signore».
Quando giunsero alla casa di Felice, costruttore di mosaici, egli presentò cinque codici; quando giunsero alla casa di Vittorino, ne presentò otto; in casa di Proietto, questi presentò cinque codici maggiori e due minori; giunti che furono alla casa del maestro (grammaticus) Vittore, Felice gli ordinò: «Consegna le Scritture che hai, per obbedire all'ordine».
Il grammatico Vittore consegnò due codici e quattro quaderni.
Rivolto al maestro, Felice gli disse: «Consegna le Scritture, poiché ne hai ancora».
Rispose il maestro Vittore: «Se ne avessi avute ancora, te le avrei date».

Quando giunsero alla casa di Euticio di Cesarea, Felice gli disse: «Consegna le Scritture che hai presso di te, secondo l'editto».
Euticio rispose: «Non ne ho».
Felice disse ad Euticio: «La tua risposta viene trascritta negli atti».

Quando giunsero alla casa di Codeone, la moglie di questi presentò sei codici. Felice le disse: «Guarda bene se ne hai ancora degli altri e, in tal caso, consegnali».
La donna rispose: «Non ne ho».
Rivolto allo schiavo pubblico Bovi, Felice comandò: «Entra e cerca se ne hanno degli altri».
Rispose lo schiavo: «Ho cercato e non ne ho trovati».

Rivolto a Vittorino, Silvano e Caroso, Felice disse: «Se qualche cosa è stata tralasciata, è vostra responsabilità».

Dall’Appendice alle opere di Ottato di Milevi: CSEL 26, p. 186-188.

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